di Carlo Presotto
Dieci generazioni di ininterrotta professione teatrale, Un Teatro smontabile di legno costruito dallo stesso Tommaso Carrara, che veniva spostato di "piazza" in piazza secondo le fortune alterne ed i successi, una vita da sempre nomade, queste sono solo alcune delle finestre che si aprono sulla storia della Famiglia Carrara.
Nei primi anni cinquanta i Carrara decidono di interrompere il loro atavico
vagabondaggio, e si stabiliscono vicino a Vicenza iniziando una importante trasformazione
organizzativa che li porterà, negli anni settanta, a consolidare rapidamente
la loro collocazione nel "mercato teatrale" italiano..
E' il periodo di allestimenti come la Locandiera di Carlo Goldoni, tutto esaurito
a Roma per varie settimane, dei primi importanti debutti all'estero, dell'allargamento
della compagnia ad altri attori e collaboratori.
Dalla ricerca di quegli anni nasce una importante stagione della compagnia:
quella della riscoperta del patrimonio teatrale di tradizione, condotta da Tommaso
Carrara ed Argia Lurini, con i figli Titino, Armando ed Annalisa, ed i vari
'acquisiti': Annalisa Peserico, Clara Bertuzzo, Graziano Pretto, Andrea Scarello,
Tiziano Preto.
Si parla però di un passato ormai
lontanissimo, in cui certo non esistevano contributi ministeriali
e Teatri Stabili, e spesso nel girovagare lo spettacolo veniva
pagato in "natura", come nelle "Serate
d'Onore" dedicate ad uno o ad un altro attore, in cui
all'entrata del teatro il "festeggiato" riceveva gli
spettatori davanti ad un cesto, che si riempiva di doni di vario
genere, dalla poesia scritta dall'anonimo poeta di paese, al
cotechino, alla mezza dozzina di uova e tutto quanto altro
possiamo immaginare.
E' ovvia conseguenza che in base al contenuto del cesto variasse
la qualità e la durata della "Serata" in cui l'attore
presentava il "Fior da Fiore" del suo repertorio.
Alla base però di tutto questo stava una grande coscienza del
proprio la voro e della responsabilità dell'attore, verso il
pubblico e verso gli altri della compagnia.
Era l'"Arte", intesa nel suo significato più proprio
come "Mestiere", artigianato, con le sue regole non
scritte, con la sua etica ferrea che distingueva dal minimo
particolare il "guitto", l'attore trascurato,
dall'attore serio ed onorato.
E non si trattava di maggiore o minore povertà un attore poteva
essere guitto anche in una compagnia primaria, presentandosi
ubriaco, trascurando il proprio abbigliamento di scena, portando
ad esempio l'orologio nel taschino del giustacuore dell'Amleto e
guardando ogni tanto l'ora, mentre poteva trovare una grande
dignità coprendo il rammendo di una calzamaglia con un fiore, un
ricamo, un ornamento qualsiasi.
LE TOURNEES ALL'ESTEROAlla ricerca di questa tradizione di questo
atteggiamento verso il teatro, ed anche, perchè no, alla
ricerca di quelli che erano i piccoli trucchi di ogni
giorno, si sono mossi gli attori della Piccionaia,
realizzando una fortunata serie di allestimenti, da
"Le Antiche Farse", a "Un Casino di
Campagna", dedicate alle farse dalla Commedia
dell'Arte all'Ottocento, per arrivare a "Sepolta
Viva" e "Eravamo in dodici"(La Suora
Bianca), rifacimenti di drammoni "feullietton"
che tanto successo facevano alla fine dell'Ottocento e
che anche oggi "Mutatis mutandis" sembra che
trovino un loro spazio pieno di affetto e di ironia. |
Contemporaneamente alla riscoperta della propria tradizione, la Piccionaia
iniziava però a lavorare su di un altro fronte, quello della "Formazione".
Infatti, proprio per questo senso di responsabilità verso il "proprio"
pubblico, nasceva una duplice necessità: quella di "educare" nuovi
spettatori, e quella di iniziare a "formare" nuovi attori.
Due compiti che richiedevano la crescita di un rapporto tra la compagnia ed
una "piazza", che andava scelta e sulla quale andava investito il
lavoro di formazione.
Nasce così negli anni Ottanta una nuova fase nella storia della Piccionaia,
quella che vede la difficile ricostruzione di un rapporto con Vicenza.
Difficile perchè una compagnia teatrale di professionisti crea già di per se una comunità "a parte", contraddistinta da usi, rituali, segni di appartenenza propri e spesso diversi. Si tratta poi di una comunità "spiantata" per la grande quantità di tempo passato fuori casa, in tournee, e che già male sopporta l'atmosfera sedentaria per l'abitudine al viaggio ed alla scoperta. Si è trattato quindi per la Piccionaia di rivedere radicalmente la propria identità, di "adattarsi" senza diluire il proprio messaggio.
Si sviluppano così i primi progetti in collaborazione con le scuole, il Provveditorato agli Studi e gli Assessorati del Comune, della Provincia di Vicenza, con l'Università, articolati in seminari per ragazzi ed insegnanti, incontri guidati, spettacoli.